- 27 Dicembre 2022
- Matteo Fratarcangeli
- 0 Comments
- 708 Views
- 0 Likes
- Performance
Performance Esistenziale “La Paura dell’Esserci”
In merito alla riflessione sul senso di rigenerazione come senso di strutturarsi in un nuovo equilibrio fisiologico tra l’essere e la natura pongo in rappresentanza un senso di constatazione della visione contemporanea dell’esistere ancorata a qualcosa di corrotto e corrosivo.
Porsi al centro di un pensiero che nel divenire si ritrova nel passato; proprio in questa visione esperienziale emerge la necessità il giorno di aprire una nuova fase che tende e tiene: una forza centripeta che ci spinge e ci pone in riflessione.
L’idea è quella di porre al centro il senso di appartenenza in modo rigoroso dove il senso delle riflessioni e dei borghi confluiranno nell’essere umano che nell’esserci si struttura nel suo divenire.
In un mondo dove miliardi di opportunità di esistere confluiscono verso un’unica direzione comune, il Teatro e il palco rappresentano il distacco, l’elevazione dell’individuo verso la sua unicità; una purificazione dal passivismo che ci tiene. Il continuo differire l’esistenza, sviluppato dalla consapevolezza che l’esserci virtualmente sia l’unica strada per l’esserci realmente, ci ha spinti verso l’illusione che il “comunicare” sia l’unica via di esistenza dell’esserci dell’essere.
Abbiamo paura di esserci realmente e ci rifugiamo nell’esserci virtualmente. In questa performance creo l’habitat della società di oggi immersa nei bisogni materiali, nel bisogno dell’esserci ad ogni costo, non più realmente ma virtualmente. Ogni persona si siederà tenendosi al simbolo della società di oggi, il telefonino: unico amore, unico bisogno dell’uomo. Ma lo sguardo sarà rivolto verso il palco: fonte di desiderio, fonte di solitudine, fonte di appartenenza alla realtà, fonte di viaggio verso oltre. Il palco rialzato simboleggia il distacco tra il bisogno e il desiderio, tra il reale e il virtuale, tra la società e l’individuo. Seduto su quella sedia ( posta al centro del palco), lo spettatore vivrà proprio il senso dell’esserci e non la paura dell’esserci. Su quella sedia ergerà il suo essere verso i desideri, creerà il suo viaggio verso dei desideri e non verso dei bisogni materiali. È uno spazio che purifica l’essere ma prima di tutto lo mette di fronte alla realtà virtuale in modo crudo.
“ La paura dell’esserci” è una performance cruda, estrema ma necessaria. La dimensione dello spazio serve a mostrare il fatto, la dimensione del tempo serve a penetrare nel fatto.
Che cos’è il tempo nel nostro tempo?
Amorfo il nostro essere fluidifica cercando di esserci.
Letifero tempo che inabissi l’essere facendolo collassare nell’esserci,
Opera quell’atto controverso contemporaneo;
Rigenerati e rigenera le anime turbate dalla mancanza;
Emula sovente il luccicante senso ritrovato