
- 26 Maggio 2025
- Matteo Fratarcangeli
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Montelanico (RM) 2 Luglio 2025
IL CAMBIAMENTO AMBIENTALE - PIAZZA CAVOUR ORE 21:00
Cenni storici
Citata per la prima volta nel
1154 in una bolla di papa Anastasio IV, fu fondata probabilmente intorno
all’anno mille e subì nel corso dei secoli saccheggi, distruzioni e
innumerevoli passaggi di proprietà: dai conti Ceccano passò ai conti di Segni,
ai Pamphili Aldobrandini e infine ai Doria, cui appartenne fino al 1921, pur
avendo ottenuto nel 1871 l’autonomia comunale. Il toponimo, menzionato nelle
RATIONES DECIMARUM del Lazio (1328-1329), deriva probabilmente dal personale
latino METELLUS, con l’aggiunta del suffisso -ANICUS e con la successiva
sovrapposizione del sostantivo “monte”. Il monumento più celebre dell’abitato è
la fontana decorata con putti, realizzata nel 1891 dallo scultore Ernesto
Biondi. Agli inizi del Settecento, in puro stile barocco, è stata eretta la
chiesa di San Pietro, che custodisce un prezioso ciborio quattrocentesco;
risale invece al 1636 la chiesa del Soccorso, nella quale è conservato uno
splendido affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna con il Bambino; una
snella torre campanaria affianca la chiesa del Gonfalone, nella quale si trova
un pregevole dipinto cinquecentesco del Salvatore.
“Subito dopo Segni una verde e
folta foresta……..si stende un’ampia e bella distesa di prateria, solcata da
torrenti, detta Colle Mezzo. E’ stato un vero godimento……questo succedersi di
montagne e di valli, queste gole profonde e cupe, cosparse di tronchi
abbattuti, mandrie, arbusti in fiore, sentieri incassati”.
Così Gregorovius nella seconda
metà dell’ottocento descriveva la zona dei Lepini relativa a Montelanico.
Nel 1292 si stabilirono i confini
tra il feudo di Collemezzo e quello di Norma, ma per avere notizie più
documentate bisogna riferirsi agli atti del 1599 e del 1738 che con esattezza
descrivono i confini definitivi con Carpineto, Gorga, Gavignano, Segni e Norma.
Il suo territorio è vario: la
roccia carsica caratteristica dei Monti Lepini, che ha formato nel tempo ampi
bacini, valli chiuse, inghiottitoi e laghetti più o meno estesi, pozzi, nicchie
e volubri attraverso le quali si infiltrano le acque dei torrenti del Rio e dei
fossi, ha reso brulle le montagne, mentre è ben alimentata la pianura
sottostante.
Per l’allevamento del bestiame i
pastori ricorrono ancora oggi a pozzi di acqua piovana; merita menzione il
pozzo del Volubro* fatto costruire dai Doria-Phanfili, signori del luogo.
Montelanico possiede un
patrimonio boschivo assai vario: querce, faggi, ceri, ginepri, castagni ecc; vi
si incontrano lepri, volpi, scoiattoli, tassi, ricci, caprioli, vipere, colubri
e naturalmente il lupo.
Anche molti volatili popolano i
boschi: ucupe falchi, tortore, gufi, merli, picchi ecc.
L’altopiano di Collemezzo, prima
ricco di vegetazione, è ora adibito a pascolo, mentre nel 1600 era coltivato a
grano e cereali e successivamente a castagneti.
Montelanico il cui nome deriva probabilmente
dalla famiglia dei Metelli proprietari di un latifondo fu prima abitata dal
popolo dei volsci, poi dai Romani che vi fondarono ville e fondi rustici, come
in altre zone della Valle del Sacco.
Oltre a reperti risalenti al
periodo neolitico sono stati rinvenuti oggetti di età romana, resti di opere
murarie, monete e frammenti votivi oltre a tegole per tombe “alla Cappuccina”.
A testimonianza di quanto detto
sopra sono indicativi, nella tradizione orale, vocaboli che indicano le diverse
contrade: La Jonara, Aramercole o
Ortiana.
Un posto importante nella storia cittadina sono i castelli medioevali.
Il Castello feudale di Montelongo
risalente al tredicesimo secolo prende il nome da Gregorio di Monte Longo
figlio di Lando e cugino di Innocenzo III. Situato all’ottavo chilometro della
Carpinetana, in cima ad una collina è oggi visibile una parete alta una decina
di metri e larga sette, probabilmente il Maschio del Castello; tra i resti
della costruzione si possono vedere tracce di una cisterna ellittica, una vasca
rettangolare e una torre quadrata che poggia su un muro di sostegno (forse in
età romana era una fortificazione) nonché tratti di costruzioni divisionali dei
diversi alloggi. Nell’ 800 i Doria Pamphili fecero bonificare il terreno e il castello
fu trasformato in una fornace dove probabilmente andarono distrutti tanti
reperti e testimonianze della storia medioevale del castello.