
- 26 Maggio 2025
- Matteo Fratarcangeli
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Lucito (CB) 13 Agosto 2025
L’etimologia di Lucito pare che derivi per avventura da lucus, bosco consacrato a qualche divinità, ovvero da saliceto, volgarmente sauceto, da cui Luceto. Anticamente lo stemma di Lucito era costituito da un braccio con in mano un ramo di quercia sormontato da una stella. Attualmente lo stemma è composto da una “L” con tre stelle in campo azzurro, circondato da un ramo di quercia ed uno di ulivo, alberi caratteristici del territorio. La nascita del borgo si fa risalire all’epoca della dominazione longobarda, quando pastori agricoltori per sfuggire alle invasioni si rifugiavano nelle caverne scavate nel tufo della collina denominata “Colle a grotte”, su cui poi è sorto Lucito. Al borgo storico, che si sviluppa lungo il pendio della collina, si accedeva tramite la “Porta Maggiore”, adiacente al palazzo marchesale. Le case alte e serrate dei lati orientale e occidentale fungevano da bastioni. L’assetto urbanistico era stato progettato secondo criteri di fortificazione, considerando le frequenti Invasioni e saccheggi a cui questi territori erano soggetti.
Le prime notizie dei feudatari di Lucito si hanno nel 1188 quando Gionata di Balbano, signore del feudo, partecipò con altri paesani alla prima crociata in Terra Santa per la liberazione del Santo Sepolcro.
Alla fine del 1200 il feudo passò dai signori Caracciolo alla famiglia di Sangro: per questa famiglia non fu facile mantenere il possesso di Lucito; le fonti riportano la perdita del possedimento almeno in due occasioni, con la successiva riconquista. Infatti, nel 1382 re Carlo scacciò Tommaso di Sangro da Lucito per aver parteggiato per Luigi d’Angiò. I di Sangro riuscirono a rimpossessarsi del proprio feudo per poi perderlo nuovamente: nel 1498 Salvatore e Carlo di Sangro furono spossessati del feudo per aver commesso il delitto di “fellonia” (infedeltà del vassallo verso il proprio signore) nei confronti di Federico d’Aragona, il quale donò le terre di Lucito e di Castelbottaccio a Consalvo Ferrante da Cordova. La famiglia di Sangro rientrò in possesso del feudo in seguito alla capitolazione di pace nel 1507. Nel 1560 Vittoria e Lucrezia di Sangro, entrambe monache del monastero di Santa Croce di Lucca a Napoli, donarono il feudo alla loro madre Adriana Tomacello, che sposò Alfonso Piscicelli.
Nel 1563 fu elaborato, da menti eccelse del tempo contro le prepotenze dei feudatari, l’antico statuto dell’università (Pandetta), conservato presso l’Università “Federico Secondo” di Napoli. Nel 1655 i creditori di Bernardino Piscicelli ottennero la vendita all’asta dei suoi feudi. Con questa vendita le sorti dei feudi di Lucito e Castelbottaccio, sino ad allora sempre unite, si separarono e Lucito fu acquistato da Francesco Capecelatro, con il titolo di marchese concessogli da re Filippo IV. I Cape’celatro rimasero signori di Lucito sino all’eversione della feudalità.